Tommaso Campanella, Dialogo contro Luterani, p. 129
insegnarli tanti minutelli legali, e quelli predicando
che la legge era come Pedagogo quanto a
quelle opere che adesso sendo adulte per la grazia
di Giesù Dio che abbreviò la legge con due parole
“Credi
in me e fa come Io, o ama Dio e il prossimo
e quel che per te non vuoi non far ad altri.”
Ma bisognava più stare
sotto i puntigli del pedagogo;
però fu fatto il conseglio gerosolimitano,
come appare nelli Atti Apostolici contra
quelli
opinanti. Dunque disputa l’Apostolo che il giusto
vive di fede senza l’opere cerimoniali in modo che
si mette in quella slaute come se per aventura
alcuno si credesse che il battesimo mediante l’acqua
e le
parole ci salvi a guisa d’un empiastro
e non per lo Spirito Santo e per la grazia che in
esso si riceve di cui
l’acqua è simbolo e le parole
segno: per il che la Santa Chiesa determinò per
il battesimo in Spirito Santo e in
Sangue non
solo in acqua nel divenir partecipi di Cristo, quando
però non sprezziamo, potendo ricevere il
battesimo
in acqua. Si vede nell’incontro San Paolo
chiamare il mondo alle buone opere dicendo che
il fine
della legge è la carità di produr buona
conscienza e non finta fede mostrando che gli
ebrei non badavano a queste
opere di Carità, ma
cerimoniali secondo la scorza della lettera e altrove
che se il vaso spera si mondarà bene
operando,
diventarà vaso d’onore e che li giustificati Gentili
male oprando ponno cascare e gli ebrei miscredenti
si ponno rilevare, incominciando a credere e oprare
secondo la libertà della fede e per amor di Dio
non per
paura come fanno gli osservatori delle
cerimonie, ma per schiettezza di cuore e chiaramente
dice che appresso
Cristo non vale esser circonciso
e l’aver il prepuzio; ma la fede che opera
per la carità e amorevolezza non
quella che non
opera, perchè, dice San Paolo, e San Giacomo con
il diavolo parlando che credono e ne temono
perseguito,
onde la fede senza l’opere è morta. Volete
poi vedere Santo Agostino quanto ben disputa